Storia di San fili
Nel XV secolo San Fili fece parte della contea di Rende appartenente ai dogi Adorno di Genova dal 1445 al 1529. Sembra che prenda il nome dalla nobile famiglia Sanfelice di origine normanna che nell’XI secolo partecipò all’eredità del conte di Montalto. Dal 1532 Rende (e quindi San Fili) fu innalzata a marchesato ed infeudata a Ferrente de Alarcon famoso generale del Re Cattolico e poi di Carlo V i cui discendenti la mantennero fino al 1806.
San Fili ha 3 frazioni: Bucita, Frassino e Cozzi.
Hanno illustrato San Fili Vincenzo Miceli (1858-1928) professore di Diritto Costituzione e poi di Filosofia del Diritto nelle Universita’ di Pisa, Palermo, e Perugia, ed ancora Alfonso Miceli, suo fratello (1855-1940) presidente della corte di Appello di Napoli, entrambi nativi di San Fili ed appartenenti alla omonima famiglia baronale dei Miceli di Serradileo.
In tempi più recenti dal Barone Marcello Miceli (1918-1992) Gentiluomo di Sua Santità Paolo VI, Giovanni Paolo I, e Giovanni Paolo II, e Cavaliere di Grazia e Devozione del Sovrano Ordine di Malta.
Diversi sanfilesi sono emigrati in Canada e negli Stati Uniti, ed un notevole numero anche in America del Sud (Argentina e Brasile su tutti), oltre a molti emigrati in nazioni europee come Germania e Svizzera.
Oggi i discendenti di emigranti sanfilesi sono un nutrito numero, ne è un esempio la comunità canadese che risulta aver raggiunto le 6.000 unità.
L’epoca Greco-Romana
Quando i Brutii, i Lucani, i Sibariti, i Crotoniati e i Thuri dominarono Pandosia, anche Acheruntia venne soggiogata. La sua importanza era dovuta essenzialmente al commercio che Consentia e Pandosia intrecciavano con Clampetia e Terina, sul Tirreno.
Arintha coniò le sue prime monete durante l’alleanza crotoniate, dopo la distruzione di Sibari (511 a. C.). Era l’epoca d’oro della Magna Grecia. Dal 280 al 270 a.C. i Brutii e i Lucani furono alleati di Pino contro i Romani che li sottomisero e oppressero per lungo tempo.
Nel 500 d.C. esisteva nel territorio di Arintha una parrocchia sorta nella valle dell’Emoli. Di una “Ecclesia Emolitana” è scritto in una lettera di Papa Gregorio I, nel 599, inviata al suddiacono Savino, regionario dei Brutii.Il territorio oggi sanfilese era compreso in quello di Acheruntia.
Le Origini
Non conoscendosi documenti, possono formularsi solo ipotesi sul tempo e sui motivi dell’insediamento di popolazioni nella zona: nel VI secolo esistono comunità cristiane lungo la valle dell’Emoli; nei secoli successivi esistono, nella zona, centri di vita monastica bizantina che, per le attività lavorative che promuovono e sostengono, favoriscono l’accomunarsi di gente.
Nel diploma di conferma di Ruggero II del 1144, è riportata una “Ecclesia Sancte Venere cum pertinentis earum et rusticis hominibus qui sunt LX “, donata da Drogone, signore di Montalto, nel 1115, al monastero di Santa Maria di Valle Giosafat di Gerusalemme.
Nel secolo X le invasioni saracene costrinsero gli abitanti di Cosenza a rifugiarsi sui monti e quindi, presumibilmente, anche nella valle dell’Emoli.
Il Nome
Citato col nome di Felum nel Medio Evo, in seguito fu denominato “Terra Sancti Felicis”, in onore di San Felice, santo venerato nella Chiesa parrocchiale di quel tempo.
La denominazione “San Fili” comparve in un atto della fine del ‘600. Il Barrio lo denomina Felum; il Padula considera il toponimo di derivazione ebraica significante “costruito su costone di monte”.
La tradizione popolare ripete la leggenda di “Santo e figli” esuli e fuggiaschi.
La feudalità
La più antica attestazione di San Fili è un atto notarile del 1267, richiamato nella lettera “Justis petentium” di Papa Clemente IV.
Feudo dell’Arcivescovo di Cosenza, nel 1445 divenne possesso dei Signori di Rende, gli Adorno, e nel 1532 venne infeudato agli Alarçon Mendoza della Valle Siciliana che lo tennero fino alla fine della feudalità nel 1806.
Il Settecento
Nella seconda metà dell 1700 e nei primi decenni del 1800, la costruzione di nuove case, prima nelle zone adiacenti ai rioni originari e poi lungo la strada Cosenza-Paola, determina l’espansione del paese ad Occidente e sorgono i nuovi quartieri di Cozzo della Joria, di San Vincenzo Ferreri, del Rinacchio, della Concezione.
E’ allora che si costruiscono la Chiesa Madre con il suo Campanile e le chiese dello Spirito Santo e dell’Immacolata Concezione. Si istituiscono alcune arciconfraternite laicali che amministrano cospicui beni di terre e di case; le famiglie nobili creano le cappelle di juspatronato.
Alla fine del ‘700, per l’ordinamento disposto dai francesi, San Fili fu fatto Luogo (ossia Università) , nel cantone di Cosenza – Governo di Rende – , e ad esso viene assegnato il villaggio di Bucita.Il lungo periodo di pace nella seconda metà del 1700 e , nel 1800, dopo il ritorno dei Borboni, l’intensa attività edilizia, lo sviluppo agricolo, le iniziative industriali e commerciali determinarono un costante incremento della popolazione e l’espansione dell’area abitativa del paese.
Le attività industriali e commerciali, già considerate rilevanti dal Barrio nel ‘500, erano varie ed intense: le filande, a metà del 1800 erano 5 con 72 bacinelle e 114 operaie, 41 i telai per tessitura di stoffe lisce ed operate; la produzione di olio,castagne, fichi, carni insaccate e salate, formaggi, lana, era apprezzata per qualità e notevole quantità. Intenso era il rapporto con le zone costiere del Tirreno. I commercianti più intraprendenti arrivarono a presentarsi sui mercati delle grandi città e, persino, della capitale.
Il Risorgimento
I Sanfilesi fondarono delle “vendite” carbonare affratellate con quelle di Rende. Due capi erano Luca Granata e Antonio Pellegrini. Più volte vennero condannati e incarcerati, tra gli altri, Giuseppe Miceli e Antonio Gentile, capi dei rivoltosi.San Fili diede una vittima illustre ai condannati del gruppo dei Fratelli Bandiera, nella persona di Santo Cesario (detto Guerra), fucilato nel vallone di Rovito all’alba del 15 luglio 1844 per aver partecipato all’insurrezione contro i Borboni.
E’ ricordato sulla lapide del monumento ai fratelli Bandiera.Il 24 giugno 1848, il medico, dott. Francesco Pante, andò a Bucita per “muovere quel popolo ed unirlo alla causa insurrezionale”. Da Bucita mosse un bel gruppo verso Paola con sanfilesi e altri di Marano,S.Sisto, S.Vincenzo.
A San Fili rivoltosi si riunivano nelle case dei fratelli Antonio e Leopoldo Gentile e di Giovanni Gentile, capo della guardia Nazionale. A Bucita in casa di Serafino Lupia.